25 Marzo  .::L'Onda::.  
 

Titolo originale: Die Welle
Regia
: Dennis Ganse
Soggetto
:
dal romanzo "Il segno dell'onda" di Morton Ruhe [Todd Strasser] e dal film tv "The wave"(1981) di Johnny Dawkins e Ron Birmbach
Sceneggiatura
: Dennis Gansel, Peter Thrwarth
Fotografia
: Torsten Breuer
Montaggio
: Ueli Christen
Musica
:
Heiko Maile
Scenografia: Knut Loewe
Costumi
: Ivana Milos
Interpreti
: Jurgen Vogel (Rainer Wenger), Frederick Lau (Tim Stoltefuss), Max Riemelt (Marco), Jennifer Ulrich (Karo)
Produzione: Nina Maag per Rat Pack Filmproduktion ecc.
Distribuzione
: Bim
Durata: 107'
Origine
: Germania, 2008.

 

A scanso di equivoci diciamo subito che questo film non intende celebrare le gesta del movimento studentesco omonimo, nato circa un anno fa, che si oppone alla riforma scolastica del ministro Gelmini. "L' onda", invece, è una storia immaginaria a forte valenza di parabola: anche se imparentata con un singolare esperimento messo in atto nel 1967 in una High School di Palo Alto in California. Detto esperimento ispirò Morton Ruhe che da li trasse il soggetto per il suo romanzo "Die Welle", divenuto, fin dalla sua pubblicazione, un classico della letteratura per ragazzi in Germania. Successivamente anche un film tv del 1981, americano, funge da soggetto, col romanzo, all'attuale ultima trasposizione cinematografica. Nella Germania odierna, in una scuola superiore qualsiasi di una qualsiasi città, durante una settimana di seminari "a tema", il professor Reiner Wegner deve gestirne uno sull'autocrazia. Comincia con le definizioni ("il regime di un solo uomo o di un gruppo ristretto che usano un Paese a loro piacimento") poi, per tenere l'attenzione di un uditorio scettico e distratto, passa alla dimostrazione pratica. Alla domanda "è possibile che in Germania risorga un fascismo?" i ragazzi hanno risposto negativamente. Reiner li convince, allora, a cambiare i comportamenti abituali: rispetteranno alcune regole formali ormai in disuso (chiedere la parola, alzarsi in piedi davanti all'insegnante…) vestiranno tutti alla stessa maniera (non magliette firmate, ma jeans e camicia bianca), sperimenteranno forme di collaborazione. Giorno dopo giorno il gruppo, che si è dato il nome di "Onda", cresce di numero grazie alla defezione degli studenti da altri seminari, per unirsi a quello di Reiner; si dà un "logo", che compare sui muri della città, inventa un "saluto" para-nazista. I più fragili, come il disadattato Tim, che idolatra il professore, prendono a identificarsi sempre più nel neonato "movimento", emarginando chi non vi aderisce e scontrandosi con gruppi di "anarchici". La disciplina produce anche risultati mai raggiunti nella squadra di pallavolo, un tempo fiaccata dall'individualismo dei singoli giocatori. Fatte le debite proporzioni, le adunate si fanno "oceaniche"; e lo stesso professore, all'inizio alternativo e fricchettone, finisce contagiato dal morbo; fino a rendersi irriconoscibile agli occhi della moglie-collega (invece la preside, ufficiosamente, approva). Solo due ragazze della classe originaria si rifiutano di stare al pericoloso gioco. "L'onda" è un film coinvolgente sul piano spettacolare, serio e acuto nel trattamento della materia. Centra in pieno il nocciolo della genesi dei regimi; più che una precisa ideologia, dei simboli di appartenenza: un nome, un'uniforme, un simbolo, un saluto (qui manca solo un inno). Ecco perché la pellicola non si vuole certo rivolgere ai soli tedeschi che credono che il nazismo in Germania non potrà più tornare, e non solo  ai ragazzi che sentono quel periodo ormai lontano e superato, ma a tutti quegli individui che reputano le dittature un rischio remoto per i popoli democraticamente educati dell'Europa contemporanea, e che ritengono che l'uomo forte, qualunque forma o altezza (fisica e morale) esso abbia, non possa più essere un reale pericolo. In tempi critici come quelli che stiamo attraversando dove al marasma economico globale, alla precarietà dell'esistenza, al disamoramento generalizzato si risponde con atteggiamenti più o meno diffusi di ostracismo xenofobo o di ostentato ottimismo, grottesco pressappochismo e pericolosa circonvenzione mediatica, forse è il caso di considerare "L'onda" qualcosa di più della trasposizione cinematografica di un libro per ragazzi tedesco e di scorgere l'importanza e l'urgenza del suo portato educativo o ri-educativo.