A scanso di equivoci
diciamo subito che questo film non intende celebrare le gesta del
movimento studentesco omonimo, nato circa un anno fa, che si oppone alla
riforma scolastica del ministro Gelmini. "L' onda", invece, è una storia
immaginaria a forte valenza di parabola: anche se imparentata con un
singolare esperimento messo in atto nel 1967 in una High School di Palo
Alto in California. Detto esperimento ispirò Morton Ruhe che da li
trasse il soggetto per il suo romanzo "Die Welle", divenuto, fin dalla
sua pubblicazione, un classico della letteratura per ragazzi in
Germania. Successivamente anche un film tv del 1981, americano, funge da
soggetto, col romanzo, all'attuale ultima trasposizione cinematografica.
Nella Germania odierna, in una scuola superiore qualsiasi di una
qualsiasi città, durante una settimana di seminari "a tema", il
professor Reiner Wegner deve gestirne uno sull'autocrazia. Comincia con
le definizioni ("il regime di un solo uomo o di un gruppo ristretto che
usano un Paese a loro piacimento") poi, per tenere l'attenzione di un
uditorio scettico e distratto, passa alla dimostrazione pratica. Alla
domanda "è possibile che in Germania risorga un fascismo?" i ragazzi
hanno risposto negativamente. Reiner li convince, allora, a cambiare i
comportamenti abituali: rispetteranno alcune regole formali ormai in
disuso (chiedere la parola, alzarsi in piedi davanti all'insegnante…)
vestiranno tutti alla stessa maniera (non magliette firmate, ma jeans e
camicia bianca), sperimenteranno forme di collaborazione. Giorno dopo
giorno il gruppo, che si è dato il nome di "Onda", cresce di numero
grazie alla defezione degli studenti da altri seminari, per unirsi a
quello di Reiner; si dà un "logo", che compare sui muri della città,
inventa un "saluto" para-nazista. I più fragili, come il disadattato
Tim, che idolatra il professore, prendono a identificarsi sempre più nel
neonato "movimento", emarginando chi non vi aderisce e scontrandosi con
gruppi di "anarchici". La disciplina produce anche risultati mai
raggiunti nella squadra di pallavolo, un tempo fiaccata
dall'individualismo dei singoli giocatori. Fatte le debite proporzioni,
le adunate si fanno "oceaniche"; e lo stesso professore, all'inizio
alternativo e fricchettone, finisce contagiato dal morbo; fino a
rendersi irriconoscibile agli occhi della moglie-collega (invece la
preside, ufficiosamente, approva). Solo due ragazze della classe
originaria si rifiutano di stare al pericoloso gioco. "L'onda" è un film
coinvolgente sul piano spettacolare, serio e acuto nel trattamento della
materia. Centra in pieno il nocciolo della genesi dei regimi; più che
una precisa ideologia, dei simboli di appartenenza: un nome,
un'uniforme, un simbolo, un saluto (qui manca solo un inno). Ecco perché
la pellicola non si vuole certo rivolgere ai soli tedeschi che credono
che il nazismo in Germania non potrà più tornare, e non solo ai ragazzi
che sentono quel periodo ormai lontano e superato, ma a tutti quegli
individui che reputano le dittature un rischio remoto per i popoli
democraticamente educati dell'Europa contemporanea, e che ritengono che
l'uomo forte, qualunque forma o altezza (fisica e morale) esso abbia,
non possa più essere un reale pericolo. In tempi critici come quelli che
stiamo attraversando dove al marasma economico globale, alla precarietà
dell'esistenza, al disamoramento generalizzato si risponde con
atteggiamenti più o meno diffusi di ostracismo xenofobo o di ostentato
ottimismo, grottesco pressappochismo e pericolosa circonvenzione
mediatica, forse è il caso di considerare "L'onda" qualcosa di più della
trasposizione cinematografica di un libro per ragazzi tedesco e di
scorgere l'importanza e l'urgenza del suo portato educativo o
ri-educativo. |