16 Febbraio 2012
 
 
.::Il Gioiellino::.
 
 

Regia: Andrea Molaioli
Sceneggiatura
: Ludovicarampolidi, Gabriele Romagnoli, Andrea Molaioli
Fotografia
: Luca Bigazzi
Montaggio
: Giorgio Franchini
Musica
: Teho Teardo
Scenografia
: Alessandra Mura
Costumi
: Rossano Marchi
Interpreti
: Toni Servillo (Ernesto Botta), Remo Girone (Amanzio Rastelli), Sarah Federbaum (Laura Aliprandi), Lino Guanciale (Filippo Magnaghi)
Produzione
: Nicola Giuliano, Francesca Cima ecc
Distribuzione: Bim
Durata
: 110'
Origine
: Italia 2011.

 

 "La ragazza del lago" opera prima del regista Andrea Molaioli, fu una delle piacevoli sorprese della Mostra di Venezia 2007, alla calda accoglienza critica seguì un successo di pubblico, anche superiore alle previsioni. L'opera seconda dell'autore romano, "Il Gioiellino", narra le vicende di una grande azienda agro-alimentare, ramificata in vari continenti, quotata in Borsa, in continua e rapida espansione. Il suo fondatore, Amanzio Rastelli, padre padrone dell'azienda si è attorniato di un team composto dai suoi parenti più stretti, che si rivelano presto un management inadeguato ad affrontare le sfide del mercato globale. Così il gruppo comincia ad indebitarsi ma sotto la regia di Ernesto Botta, un direttore generale privo di qualsiasi scrupolo, prende piede la prassi di falsificare i bilanci dell'attività, a gonfiare le vendite, ad accollare ad ignari risparmiatori, con la complicità di banche compiacenti, i rischi di una finanza creativa sempre più ardita e destinata a provocare un disastro di proporzioni incredibili. Quella che nella realtà era la Parmalat, protagonista del crac finanziario più spaventoso del dopoguerra (quattordici miliardi di euro di buco, centomila risparmiatori coinvolti, dieci anni a Tanzi per aggiotaggio e diciotto per bancarotta fraudolenta), nel film di Molaioli si chiama L.E.D.A, un acronimo che sta per latte e derivati alimentari anche se verrebbe da pensare a latte e dissesti azionari. Siamo nell'ambito della catastrofe quindi, di un'azienda privata ma anche di un sistema nel suo complesso (politica, banche e giornali) e soprattutto della finanza, quella virtuale sulla quale il piccolo risparmiatore non ha controllo, e in generale di un'economia capitalistica spesso priva di regole, che si esprime nel "liberismo selvaggio" di cui tanto si è discusso. Sono queste le contraddizioni che Molaioli intende indagare a partire dal fallimento di un'azienda a conduzione familiare, situata in provincia (Parma che diventa Acqui Terme), un "gioiellino" all'apparenza, che produce latte, alimento-simbolo della purezza e del candore infantile. Un'azienda che sembra saldissima, su cui tutti fanno affidamento e su cui appunto investono (siamo negli anni '90 a inizio film, il crac è del 2003), che ha l'avallo del potere politico (dal senatore democristiano al presidente del consiglio che racconta barzellette), di quello finanziario (le banche) e di quello religioso (fondamentale la scena in cui Rastelli-Tanzi parla a un pubblico composito dei valori che l'azienda porta con se, e del fatto che ha sempre anteposto l'etica al profitto), oltre a possedere un giornale e una squadra di calcio importante (insieme alla banca gli elementi del successo, secondo il senatore suddetto che somiglia tanto a Ciriaco De Mita). Il regista ritrova qui Toni Servillo nelle vesti del faccendiere privo di scrupoli (Ernesto Botta), era stato presente nel ruolo di protagonista anche nella "Ragazza del lago", mentre nel ruolo di Amanzio Rastelli, il patron che ammicca a Tanzi, c'è Remo Girone. Personaggi ripresi nel loro squallore, Botta/Servillo nella solitudine della sua casa buia, Rastelli/Girone nell'ipocrisia della sua fede. All'interno di un film freddo, lucido, claustrofobico, geometrico come le architetture spesso inquadrate, circolare nella struttura e sobrio nel ritmo, che si avvale di ampi movimenti di macchina e di primi piani stretti, che stanno sui personaggi e li analizzano lasciando eventualmente a noi il compito di giudicarli, oltre che di una sceneggiatura solida e di un'équipe collaudata. Teardo per la musica, Bigazzi per la fotografia e Franchini per il montaggio, per non parlare di Servillo che giganteggia da par suo, accreditandosi per l'ennesima volta fra i migliori attori italiani del momento.